Mathilde Moehring
In Mathilde Möhring Fontane concentra la propria attenzione su una classe sociale: la piccola borghesia. Già ben presente in altri testi dello stesso autore, in questo diventa la protagonista assoluta della scena: e ciò forse ne spiega la minore stratificazione linguistica rispetto a opere come L’Adultera o Effi Briest, lo Stechlin o Frau Jenny Treibel.
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Peso | 180 g |
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Dimensioni | 13,5 x 20 x 1 cm |
Pagine | 144 |
Confezione | Brossura |
Anno di pubblicazione | 2003 |
Lingua | |
Lingua originale | |
Traduzione |
Titolo originale: Mathilde Moehring
In Mathilde Möhring Fontane concentra la propria attenzione su una classe sociale: la piccola borghesia. Già ben presente in altri testi dello stesso autore, in questo diventa la protagonista assoluta della scena: e ciò forse ne spiega la minore stratificazione linguistica rispetto a opere come L’Adultera o Effi Briest, lo Stechlin o Frau Jenny Treibel.
È la storia di una doppia emancipazione: di una classe, la piccola borghesia, posta di fronte alla necessità di una ascesa sociale per evitare la caduta nel proletariato, e di una donna che a essa appartiene. Grazie alla sua “virile risolutezza, virile fiducia in sé stessa, virile intelligenza”, Mathilde elabora e persegue il suo progetto matrimoniale che non trova, a differenza di quanto accade ad altri personaggi di Fontane, un ostacolo insormontabile nell’ordine sociale esistente, né antagonisti che siano in grado di contrastarne le idee e le azioni. Una volta rimasta vedova, tuttavia, non si metterà alla ricerca di una nuova unione, concentrandosi piuttosto sullo sviluppo delle proprie capacità per ottenere l’abilitazione all’insegnamento. Ecco quindi delinearsi chiaramente una “crescita”, cui corrisponde una maggiore complessità e profondità psicologica del personaggio.
dalla Postfazione di Enrico Paventi
Theodor Fontane (Neuruppin 1819 – Berlino 1898) operò come giornalista a Berlino e in Inghilterra dove visse stabilmente dal 1855 al 1859.
Esordì come poeta, ma la sua grandezza è nella straordinaria qualità della sua narrativa, in cui si cimentò a quasi sessant’anni. Effi Briest, 1895, è ritenuto il romanzo-capolavoro di Fontane.
Mathilde Möhring fu pubblicato postumo nel 1906, in un’edizione rielaborata da Josef Ettlinger. Una revisione del manoscritto, condotta nel 1969 da Gotthard Erler, ha poi provveduto a reintegrare le parti eliminate: questa traduzione di Mathilde Möhring – un romanzo che viene proposto per la prima volta al lettore italiano -, ha di conseguenza utilizzato l’edizione Reclam del 1973, che segue fedelmente il lavoro svolto da Erler.
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