Elogio dell’individuo. Saggio sulla pittura fiamminga del Rinascimento
In un dato momento della storia della pittura europea, gli individui si introducono nell’immagine: non gli essere umani in generale, né le personificazioni di questa o quest’altra categoria morale o sociale, bensì persone particolari, dotate di un nome e di una biografia (che noi talvolta ignoriamo nei giorni nostri); in altre parole, sorge allora il genere del ritratto.
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Peso | 640 g |
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Dimensioni | 17 x 24 x 2 cm |
Pagine | 264 |
Confezione | Brossura |
Illustrazioni | 106 b/n |
Anno di pubblicazione | 2001 |
Lingua | |
Lingua originale | |
Traduzione |
In un dato momento della storia della pittura europea, gli individui si introducono nell’immagine: non gli essere umani in generale, né le personificazioni di questa o quest’altra categoria morale o sociale, bensì persone particolari, dotate di un nome e di una biografia (che noi talvolta ignoriamo nei giorni nostri); in altre parole, sorge allora il genere del ritratto. Non vediamo più in questi dipinti personaggi riconducibili a meri schemi, intenti ad agire come dei segni, ma al contrario esseri ordinari, che potremo ancora incontrare tutti i giorni uscendo di casa. Questa rivoluzione si è prodotta all’inizio del XV secolo, in modo esemplare nel Nord Europa, nelle contrade allora appartenenti alla Francia o, più esattamente, a uno dei suoi domini è il ducato di Borgogna – che acquista, in questo periodo, una notevole autonomia. Siccome la maggior parte dei pittori coinvolti in questo movimento provenivano da una stessa regione – le Fiandre – siamo soliti affermare che le loro opere appartengono all'”arte fiamminga”.
In questi dipinti vediamo raffigurate le prime persone che ci assomigliano, benché i volti dei nostri contemporanei dimostrino raramente il grado di concentrazione e di intensa interiorità che contrassegna questi nostri remoti antenati.
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